Per caso mi sono imbattuta nelle parole - pura poesia - di Julius Kugy, mi hanno talmente colpita, che non ho potuto fare meno di cercare il suo libro, "Dalla vita di un alpinista", e l'ho trovato, eccome se l'ho trovato!!!!
Pura poesia, che vorrei condividere con voi, e con una persona speciale che ama la montagna e la neve.
"Il mio alpinismo è radicato nel mio amore per la natura. Quando la mia tendenza alle altezze diventò sempre più irresistibile, mio padre si domandava spesso donde l'avessi. Il principio era in lui. Egli fu il primo a parlare al ragazzo attento alla bellezza affascinante dei monti. Lassù, diceva, l'aria è tagliente e pura, e il sole tanto mai luminoso, e l'erba breve e fitta, e i fiori grandi e lucenti, e dal suolo salgono aromi e profumi. Talvolta erano poche parole intorno agli splendori del sole che sorge, alle greggi dell'alpeggio, alla vita dei pastori, ai camosci, ai cacciatori di frodo, agli incontri avventurosi con l'orso, oppure intorno alla silenziosa solitudine visione della montagna e alle ampie visioni sul mondo. Quella fu la prima semina. E come germinva quel seme nel mio cuore, per crescere e salire verso di voi, belle montagne!"
"Ricordo esattamente il momento in cui udii per la prima volta il nome "Alpi Giulie". Avevo domandato al mio istitutore che monti fossero quelli che nelle giornate limpide si vedevano sorgere al di là del mare. Ed egli nominò le Alpi Venete e Le Giulie. Il mio vago desiderio ebbe così una meta precida: le Giulie! Non so come, il nome stesso mi parve una promessa. Quando mi apparivano sopra le alture del Carso, nel riverbero luminoso del mare, inondate di luce e di sole, nella loro calma solennità, così lontante e irragiungibili, la mia anima si stringeva in un abbarccio, con tutta la violenza dei sui sogni. E come allora, oggi. Siffatte impressioni non si cancellano per mutar di tempi, per le necessità del momento, per le avversità della vita. Per quanti monti io abbia visti, niente uguaglia le Giulie. I sogni della giovinezza vi hanno creata la patria dell'anima mia."
"Scendiamo dunque dalle Alpi Giulie. Nel bagliore del tramonto. La via è stata lunga, abbiamo camminato per tutta una vita. Dai primi accenni della primavera montana fino alla neve invernale, da oriente a occidente. E qui, all'estrema ala occidentale delle Giulie, mi fermo un istante a riguardare. Io saluto le grandi vette avvolte nelle nubi, saluto la pace tranquilla delle valli. Il mio cuore è gonfio di gratitudine, ma negli occhi mi lampeggia l'orgoglio. Io so chi sono quassù. So che non morirò su questi monti, in queste valli. Qui è là la mia memoria sarà tramandata da chi mi conobbe, ai figli ed ai nepoti; e quando il ricordo personale sarà spento, quando la tradizione sarà impallidita, il mio nome suonerà ancora tra queste pareti con aria di leggenda. E quando i monti saranno passati in rivista, io sarò al mio posto e vi presenterò, o schiere luminose delle Giulie; io sarò il vostro alfiere.
Ma il mio ringraziamento viene ancora a te, prima del commiato, o Montasio regale. Nessuno capirà mai, nessuno saprà che cosa tu sia stato per me. Tu mi conosci e sai il mio lavoro metodico. No, io non ho giocato con te. Tu non sei un monte con cui si possa giocare. E in queste mie descrizioni t'ho ornato troppo poco! Ho parlato di te, semplicemente, senza sparger fiori. Ma non ne hai bisogno. Sei tanto grande! Sopra tutti gli inni che un mortale possa cantarti brilla l'aureola della tua possanza, della tua bellezza. Mi vedrai ancora una volta sul vertice? Quando non sarò più, concedi al mio nome un posticino sulla superba fronte settentrionale delle tue pareti e tieni in alto il mio cuore tra i tuoi picchi meravigliosi!"